13 Jan 2014

I vostri messaggi

Questa sessione è dedicata a voi utenti, scrivete le vostre storie, quello che sapete dei vostri cari attori di quel tragico periodo dopo l’ 8 settembre che divise l’Italia intera, scrivete qualsiasi vostra richiesta; se l’autore di questo blog non può aiutarvi, magari altri utenti possono venirvi incontro.
I vostri commenti saranno immediatamente visibili su questo blog e contribuiranno a conservare la memoria storica di quel tragico periodo che gli Italiani hanno vissuto.

59 thoughts on “I vostri messaggi

  1. Stefania Manna says:

    Sono la figlia del Gen. Massimo Manna classe 1922. Papà studiò alla Nunziatella a Napoli e all’Accademia Militare di Modena. Fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre 1943 in Croazia a Knin, deportato poi in Germania a Wietzendorf fino al 28/09/43. Fù trasferito fino al 25/7/1944 in Polonia al campo di concentramento di Deblin Irena e in seguito a quello di Sandbostel fino al luglio del 1945. Mio papà purtroppo è mancato ormai da anni e mi chiedevo se qualcuno lo ha conosciuto e ne ha qualche ricordo. Ringrazio di cuore e invio cordiali saluti.

    • Riccardo Maffey says:

      Cara Stefania Manna,
      spero, spero vivamemte che questo messaggio giunga a destinazone nonostante il ritardo con cui glielo invio. Ho appreso da poco nel suo blog, e con grande tristezza, la notizia della morte di suo padre. Entrai alla Nunziatella nel lontano 1949 e l’allora giovane tenente dei Bersaglieri Masssimo Manna fu il mio primo diretto comandante. Noi allievi, e io in testa se l’entusiasmo si presta a un confronto di grandezza, lo ammiravamo immensamente e ne subivamo il fascino. Suo padre era un ufficiale di rara e raffinata eleganza, di somma perizia atletica e di eccelsa benevolenza nel giudicare. Un gran signore, di quella specie di cui, nel mondo odierno, sembra essersi perso il gusto. Io ho ottantun anni, e lo ricordo con affetto e devozione.
      Con i miei cordiali saluti,
      Riccardo Maffey

  2. Mauro Colandrea says:

    Buonasera,

    mio nonno, maresciallo dei Carabinieri Raffaele Colandrea, è stato catturato a Korcia (Albania) il 14/9/1943 ed ha scontato la prigionia presso il campo di Offenburg. Ho il suo diario e delle lettere scritte ai familiari dalla prigionia. Mi piacerebbe poter acquisire maggiori informazioni in merito. Lascio la mia personale email per eventuali contatti. Grazie e complimenti per il sito.

  3. Giorgia says:

    Io non ho conosciuto mio nonno…è morto quando mia madre aveva 11 anni. Sto cercando di scoprire quale sia il campo dove è stato deportato, ma purtroppo ho solo 2 indizi. 1) era un campo di lavoro in una cava di pietra e 2) si trovava vicino ad un bosco “bosco di santa Genoveffa”. La storia di mio nonno è incredibile, infatti doveva essere fucilato per aver ucciso l’ufficiale tedesco che li sorvegliava mentre lavoravano. Al tedesco sembrava che mio nonno non volesse lavorare quindi aveva cominciato a picchiarlo, mio nonno per autodifesa riuscì ad ucciderlo. Per questo doveva essere fucilato. L’esecuzione doveva avvenire il giorno dopo. Portato in una cella, mio nonno si accorse che questa non era stata chiusa bene, quindi attese la notte e riuscì a scappare. Per tre giorni stese immerso nel letame della saia attorno al campo, dopodiché fuggì nel bosco di santa Genoveffa dove trascorse 6 mesi circa, dormendo sugli alberi e mangiando qualsiasi cosa. E la storia continua ancora, ma non voglio annoiare. Comunque non ho documenti relativi a mio nonno e due soli indizi, come faccio a ritracciare il campo dove è stato prigioniero?

  4. Filomeno Mottola says:

    Caro amico, mio padre Antonio Mottola e’ stato prigioniero a Wietzendorf esattamente in quel periodo. Come tuo padre. Deportato dalla Grecia. Anche lui , sottotenente, era della classe 1913. E’ deceduto circa 20 anni fa, in vita aveva un terribile blocco a parlare di quella esperienza. Ho alcuni piccoli ricordi suoi del campo : una sua foto, la piastrina di ufficiale e quella di prigioniero (Stalag III B, matricola 308894). Era un antifascista convinto. Quando parti’ in guerra, lascio’ a casa , in Puglia (provincia di Foggia) una moglie meno che ventenne ed un figlio (il sottoscritto ) di pochi mesi. Cerco un qualsiasi elenco, un ricordo , una traccia di quella sua esperienza. Grazie.
    Filomeno Mottola-Massa(MS)

  5. elena biagetti says:

    Profondamente commossa, ho letto la lettera del Col. Testa. Anche mio babbo, tenente Dario Biagetti (Bologna, 28/3/1921- 9/12/2005), fu fatto prigioniero in Francia e rifiutò ogni collaborazione con l’esercito tedesco. Fu prima portato a Leopoli e poi da lì a Wietzendorf. Le descrizioni che in tante occasioni mi fece dei quel periodo di prigionia corrispondono a quanto riportato anche dal sig. Stefano Aldrovandi.
    Sono stata a Wietzendorf nel 1997. Trovare indicazioni del campo non è stato facile: sembra che tutto debba essere dimenticato, come se niente fosse successo. Percorso un sentiero attraverso un bosco, si raggiunge una piccola radura, dove un semplice cippo ricorda che lì morirono per malattia (era tifo petecchiale) prigionieri russi. Degli italiani e del loro sacrificio non v’è alcun cenno.
    Nonostante le immense sofferenze e le umiliazioni patite, mio babbo non mi ha insegnato ad odiare il popolo tedesco, ma solo la guerra e le sue aberrazioni.

  6. Lanna Silvia says:

    Solo da poco ho scoperto questo sito anche in seguito alla Mostra di Carluccio al Museo della Resistenza di Torino e a un articolo tedesco ricevuto tramite un amico dal Comune di Wietzendorf . Mio papà , capitano Lanna Ubaldo , classe 1910 , era in quel campo . E’ stato fatto prigioniero a Nizza dopo l’8 settembre 1943 e dopo vari trasferimenti , è arrivato a Wietzendorf nel febbraio 1944 dove è rimasto fino all’agosto del 1945 partendo con gli ultimi del colonnello Testa . Rispondendo a chi chiede dei campi prima , so con certezza che è stato a Leopoli . Ho le lettere ( quelle non andate perse ) sui moduli speciali che si sono scambiate con la mia mamma .
    Ricordo quanto ci ha raccontato al suo ritorno e in seguito , e mi sono accorta che ci ha sempre risparmiato le notizie più spiacevoli . Ho un documento che testimonia il suo grado , proprio firmato da Testa , che è servito a mia mamma per il distretto militare di Ivrea per chiedere il sussidio economico .
    Mi piacerebbe rintracciare qualcuno che l’ha conosciuto o parenti che ne hanno sentito parlare . Grazie

  7. pietro pillone says:

    Davvero commovente questa lettera che mi rammenta il sacrificio di mio padre capitano Giovanni Pillone matr. 47176 internato in questo campo avendo scelto l’8 sett 43 di non collaborare con i tedeschi e la RSI ;fortunatamente riuscì a sopravvivere (54 kg alla liberazione a fronte degli 80 circa ) e racconto’ episodi di vita prigioniera memorabili. grazie per avermi permesso a seguito di una ricerca dell’ubicazione del campo di concentramento di Wietzendorf di poter manifestare questa mia grande emozione!

  8. OROMBELLO GIUSEPPE says:

    Sono il nipote del Capitano Orombello giovann battista dell’arma dei carabinieri anche lui fu nel lager con il numero di matricola 4763 se ce qualcuno che sa qualche notizia sua , lui ormai mori’ nel 1995 fu catturato mentre faceva il partigiano in albania
    Grazie spero notizie.

  9. stefano aldrovandi says:

    Ho letto con commozione la lettera del Col. Testa.
    Mio padre Ten. Renato Aldrovandi di Bologna fu fatto prigioniero l’8/9/43 in Francia mentre la 5^ Armata Italiana stava cercando di rientrare in Italia.Furono bloccati dai tedeschi vicino a Mentone e non poterono far niente per difendersi dato che tutte le munizioni le avevano spedite in Italia la settimana precedente.Puo’ far ”sorridere” la cosa ma ando’ proprio cosi’.Furono catturati e deportati a Wietznedorf via Leopoli.Mio
    padre mi ha raccontato sempre delle pressioni psicologiche a cui furono sottoposti(non ultima quella di passare davanti a loro prigionieri affamati con vassoi di uova,pancetta,pane,burro e bevande)per cercare di farli aderire alla repubblica sociale.
    Vedendo che non aderivano i tedeschi arrivarono al punto di simulare falsi momenti di fucilazione per spaventarli ma nonostante questi mezzi terribili nessuno si arrese sicuro di andare incontro a morte certa.I tedeschi non misero in atto i loro propositi e lasciarono i prigionieri a morire di inedia,di fame,di freddo,di malattie.Impedirono anche alla C.R. di distribuire generi di conforto ai prigionieri in quanto gli Italiani non erano considerati prigionieri ma ”ospiti del terzo reich” (e ultimo come scrisse qualcuno con grande coraggio su un cartello).Mio padre fu obbligato assieme a molti altri ad uscire dal campo nel febbraio 1945 come forza lavoro presso un ingegnere tedesco il quale si comporto’ umanamente, ma tutti i giorni chiedeva loro se sarebbero arrivati prima i russi o gli americani.Mio padre fu liberato dagli inglesi poco tempo dopo e perse circa 40 kg.Si considero’ sempre,nonostante tutto,molto fortunato per essere riuscito a tornare a casa vivo ed in discreta salute.Chiedo scusa di queste note che ho voluto scrivere su questo sito ma attraverso i racconti di mio padre questo terribile periodo storico lo porto sempre con me e ho raccontato come se fosse lui a scrivere queste note.
    Un caro saluto
    Stefano Aldrovandi Parma

  10. Franco Bazzi says:

    Quest’oggi ci saranno i funerali in Alessandria di uno degli ultimi ufficiali italiani internati a Wietzendorf, dott. Tomaso Parini classe 1920, avete qualche notizia su lui? Grazie

  11. Magda says:

    Anche mio nonno, Tenente Pietro Grigis di Bergamo, del 78mo RGT Lupi di Toscana fu internato a Benjaminow, Sandbostel, Wietzendorf, con Don Luigi Pasa, citato in questo blog, e Giovannino Guareschi.
    Sto cercando maggiori notizie, da aggiungere agli scritti che ha lasciato, in particolare sarebbe bello rintracciare qualcuno che lo ha conosciuto nei campi.

  12. Marco Fabbri says:

    Mio nonno Fabbri Tonino (deceduto qualche anno fa)era un granatiere ed aveva combattuto sul fronte greco-albanese. Raccontava di essere stato prigioniero in Germania (quindi credo a Wietzendorf), ma raccontava anche di essere stato trasferito cn una lunghissima marcia in inverno fino a Konigsberg (l’attuale Kaliningrad) passando per Danzica. E’ possibile? C’è qualcuno che ha notizie di questo fatto?

  13. Nino Frasio says:

    Caro Martinelli, mio padre Cap. Enzo Frasio del 4° Reggimento Alpini fu anche lui “ospite” di Sandbostel e Wietzendorf. Potrebbe vedere se fra gli scritti di suo padre c’è qualche riferimento a lui? Grazie.

  14. Nino Frasio says:

    Anche mio padre, il Cap. Enzo Frasio del 4° Reggimento Alpini, fu rinchiuso a Wietzendorf e fu uno degli ultimi ottantatre ufficiali Italiani a lasciare il campo per rientrare in Italia.

  15. PASTORE MICHELE says:

    Mio padre, classe 1913, fortunatamente ancora in vita era ufficiale dell’esercito regio a Wietzendorf. Desidererei sapere in quali campi della Polonia gli ufficiali italiani erano stati prima.

  16. flavia says:

    questa lettera e altri documenti sono sempre fonte di desiderio di saperne di più. Mio Zio Lanza Giuseppe di Ettore, della Divisione Acqui, dopo l’eccidio di Cefalonia è stato portato nel campo ” Stalag 352 (44) (SC o 5c) MINSK il suo numero di prigioniero era 17228, come riesco a leggere su una sua cartolina. Ho cercato ma non ho trovato tracce del percorso da Minsk a Danzica dove si dice sia morto sotto un bombardamento il 25 marzo 1945. Cerco notizie. Lo zio era nato a Cerea, frazione Asparetto in provincia di Verona, nel 1916-

  17. Tiberio Martinelli says:

    Con sorpresa e commozione ho letto quanto disponibile su questo sito.
    Da poco ho trovato un diario di prigionia in Wietzendorf e Sandbostel scritto in loco da mio zio tenente medico Leone Martinelli di Vicenza. Racconta cose orribili e molto interessanti, alcune politicamente poco divulgabili. Le condizioni della scrittura non si addicono ad una agevole e corretta ricostruzione dei racconti giornalieri stante la precarietà dei mezzi di scrittura e soprattutto la paura di essere scoperto.Mi inchino a tutti coloro che nonostante immani sofferenze hanno sempre tenuto alto il nome della amata Patria Italia. A presto. Tiberio Martinelli. Via Ponte Catullo 11; 37044 Cologna Veneta (VR)

  18. Carolina says:

    Bellissima lettera…sarebbe ugualmente bellissimo se trovassi qualcuno ancora vivo che si ricordasse di mio nonno Sottotenente Ardizzone Giuseppe anche lui Witzendorf….so che è quasi impossibile…Purtroppo è morto quando avevo solo 5 anni. Non ho avuto modo di conoscerlo bene e di parlargli in età matura. Cerco di conservare la sua memoria ma ho veramente poco. Conservo solo un paio di lettere ricevute ed inviate dal campo.

  19. Gualtiero De Conti says:

    Fatemi cortesemente sapere…. Mio nonno Bertazzon Giuseppe c’era.E..si!! E’ riuscito a tornare a casa vivo.ho della documentazione. Grazie
    Gualtiero. Cell 335 5473876

  20. carla marmo says:

    Ho letto con grande commozione questa lettera, che ho trovato nell’archivio del’ ANEI di Roma. In poche pagine sono stigmatizzati anni di storia, fenomeni di malcostume, ahimè, tipicamente italiani, ma soprattutto una capacità di resistenza più grande della barbarie e dell’inettitudine.
    Desidero sapere se posso utilizzarla come prefazione a una pubblicazione su mio zio : Scaglione Tomaso, che a Witzendorf si è rifiutato di collaborare e ha narrato la sua storia sul quaderno n. 11,pubblicato dall’ANEI.
    Cordiali saluti

    Carla Marmo

  21. ALBERTO MANZI says:

    Scrivo questo commento per mio padre Mario, uno dei 4000 ufficiali del campo di Wietzendorf. Sono nato nel 1960 e sono cresciuto e vissuto nei racconti e nel rispetto della sua storia. A 24 anni, preso prigioniero in Grecia dopo l’8 settembre 1943, preferì affrontare 20 mesi (ma quando lo scelse non sapeva se e quanto sarebbe durata la sua vita!) come prigioniero nel campo di concentramento piuttosto che aderire alla Repubblica nazi-fascista di Salò. Quel suo gesto, insieme a quello di tutti gli altri, permette a chiunque di vivere oggi in libertà. Nessuno deve dimenticarlo ed è dovere di tutti ricordare quello che è stato quel periodo e cosa significa per noi oggi la scelta che quei giovani allora fecero a loro rischio e pericolo. Viva la libertà! Viviamola, apprezziamola e, sperando che non ce ne sia più la necessità, difendiamola con tutte le nostre forze per i nostri figli, come fece mio padre insieme agli altri ragazzi di Wietzendorf in quei mesi del 1943/45.

  22. Prencipe Gaetano Achille says:

    Sono il figlio di Prencipe Francesco Paolo, (n il 01.06.1919 a Manfredonia, FG), Ufficiale dell’Esercito internato nel Campo di concentramento di Wietzendorf nel 43, proveniente dalla Francia. Ora mio padre non c’è più dal 16.09.2010, ci ha sempre parlato, anche se con poca voglia , del periodo di prigionia, ma una cosa ci teneva a dirla: non è mai sceso a compromessi con i Tedeschi, rifiutando, insieme a tanti altri, ad effettuare lavori esterni in cambio di qualche vantaggio, nonostante la durezza della vita nel campo, la fame , il freddo, le malattie e le pallottole vaganti che sul ciglio dell’ingresso della baracca hanno mietuto vittime, colpevoli solo di desiderare un po’ di aria libera. durante quel periodo ha preparato argomenti per la futura tesi di laurea in Economia e Commercio, anche con l’aiuto di altri compagni di prigionia esperti in quel campo.
    Grazie per l’ascolto; è un contributo che, come altri volevo dare e magari sentirne.
    Dr. Gaetano Achille Prencipe

  23. Daniele Cascino says:

    Salve, sono un insegnante di lettere di Palermo e sto svolgendo delle ricerche su mio nonno, Antonino Cascino, classe 1920, di Palermo, militare dal 1940 a Torino, fatto prigioniero dai tedeschi nel 1943 e probabilmente condotto nel campo di Offenburg, da cui è fortunatamente tornato nel 1945. Dal momento che non sono in possesso di alcun documento (e la persona di cui sopra è deceduta da qualche anno) desideravo sapere se fosse possibile avere informazioni sul campo e sui detenuti (eventuali liste per accertare la reale presenza di mio nonno lì). Grazie per il notevolo lavoro svolto sul sito nel lasciare significative tracce del passato, per documentare e raccontare la vita.

  24. Carlotta Guareschi says:

    La resistenza senza armi degli IMI ha contribuito alla sconfitta della folle dittatura. Nonostante la fame, la nostalgia, la sofferenza , tanti soldati e ufficiali non hanno rinnegato il loro giuramento e volontariamente hanno scelto la prigionìa per poter rimanere liberi nello spirito.

  25. carlo colandrea says:

    mio padre Raffaele, brigadiere CC fu prigioniero nel campo di lavoro di Offenburg nel 44-45

  26. Maurizio Germani says:

    Buonasera,
    sono in procinto di ricevere la Medaglia d’Onore per mio padre Giuseppe Germani (Pino,Peppino) Ten. della “Pinerolo”.Mia madre affetta da Alzheimer distrusse la cassetta delle memorie di Papà, deceduto nel’90! Sicuramente fu a Deblin e a Wietzendorf oflag83. Lo ha conosciuto? Come trovare oggi le tappe del suo internamento?Lo stato di servizio arrivatomi giorni fa dall’E.I. è tristemente scarno di notizie. Grazie. Cordialissimi saluti.
    Maurizio Germani

  27. Luigina Iannelli says:

    Sono la figlia di Filippo Iannelli, sottotenente internato a Wietzendorf con il numero 25618. Fu catturato dai tedeschi in Francia l’8 o il 9 settembre. Ho una lettera scritta al fratello il 14 marzo 1945 che dimostra che a quella data era ancora nel campo. Se qualcuno si ricordasse di averlo conosciuto mi farebbe piacere se si mettesse in contatto con me.

  28. Sgura Domenico says:

    Mio padre, Sgura Francesco nato a Ostuni (BR), nel giugno 1924 e’ stato in prigionia penso proprio a Offemburg . Ho tra le carte un suo documento sanitario datato 25/10/1944 rilasciato a Rastatt.
    Papa’, deceduto ne 1991, mi parlava di un Tenente dei CC, tale Pasini GIovanbattista, anch’egli prigioniero dei tedeschi.
    Sono Sgura Domenico, Lgt. Dei Cc. Residente a Barcellona PG via S. Andrea 231/g
    Tel 0909797999 cell. 3313604496.

  29. Patrizia Gionchetti says:

    Sono Patrizia Gionchetti figlia del Stn.Antonio Gionchetti del 2°Rtg Artiglieria divisione fanteria Messina di stanza in Montenegro.Dopo l’otto settembre del 43 mio padre venne deportato nei campi di concentramento di Deblin Sandbostel e Wietzendorf con suo zio il Cap.Palmasio Cesaretti.
    Vorrei sapere se li ha conosciuti.
    Distinti saluti Patrizia Gionchetti

  30. Stefano says:

    Gentilissimo Signor Colonnello Librizzi, sono il figlio di Renato Aldrovandi, fatto prigioniero in Francia l’8 Settembre del 1943 e deportato nel campo di concentramento di Wietzendorf dall’ottobre del 1943 fino a Marzo/Aprile 1945. Mio padre, è morto nel 1978 e le chiedevo gentilmente se lo aveva conosciuto durante quel terribile periodo. RingraziandoLa la saluto cordialmente.
    Stefano Aldrovandi Parma

    • Michele says:

      Salve,
      Mio padre ha sicuramente letto questo messaggio. Io stesso gli facevo leggere queste richieste. Ma purtroppo, tutto quello che si ricordava di quel passato lontano, compresi i nomi delle persone, sono scritte in questo diario. Il “colonnello” è venuto a mancare il 25 febbraio del 2015.

  31. Filomeno Mottola says:

    Buon giorno.
    Cerco notizie di mio padre Antonio Mottola, classe 1913, uno dei militari (ufficiali) italiani deportati nei campi di concentramento nazisti, dopo la non adesione alla RSI. Mio padre e’ deceduto circa 10 anni fa. Ma in vita non volle mai parlare di quel tragico periodo. Mia madre , oggi novantenne e vivente, mi dice che quando avventurosamente tornò’ nel 1945 da Wietzendorf, pesava meno di 40 kg.. Quella esperienza lo aveva segnato nella carne e nelle ossa, profondamente.
    Ho ritrovato una foto ed una piastrina metallica con il suo numero di matricola nello Stalag III B : 308894.
    Ma mi farebbe un enorme piacere trovare il suo nome in un qualsiasi elenco, o comunque raccogliere una qualsiasi testimonianza a lui riferibile,
    Ringrazio sentitamente.
    Ing. Filomeno Mottola
    Via delle Pinete, 154
    Massa (MS) CAP 54100

  32. Pollice Giuseppe says:

    Desidero sapere se esiste anche materiale cartaceo dei contenuti del sito. A me interessa la storia della Divisione Perugia (in particolare il 129° Reggimento perchè mio nonno materno fu catturato ad Argirocastro il 14/09/1943 e internato in Germania).

  33. Alberto says:

    Ciao a tutti,anche io mio nonno,Alberto Mastrilli,deceduto nel 2008,è stato prigioniero a Wietzendorf.Qualche anno prima della sua morte,prese carta e penna e decise di scrivere qualche piccola memoria della sua prigionia.Ve la riporto,condividerla con chi è interessato e legato sentimentalmente a questa vicenda come me,mi sembra il minimo.

    Detenzione in Germania.
    Fui catturato dai tedeschi il 13 settembre del 1943,dopo due giorni di marcia e due notti nelle boscaglie della Croazia.Raggiungemmo il confine austriaco e lì ci diedero da mangiare con mestoli,orzo macinato,più paglia che orzo.Successivamente ci fecero salire nei vagoni bestiame.Due tedeschi ci pressavano dentro e non riuscivamo neanche a muoverci,chiusero i carri con lucchetti ed incominciò il viaggio.Viaggiavamo solo di notte,di giorno eravamo fermi nelle stazioni.Il viaggio durò sei giorni,senza che nessuno aprisse il carro.Giungemmo al campo di concentramento chiamato Wietzendorf,a nord della Germania,eravamo in 800,ci radunarono e l’interprete ci disse di non entrare nelle baracche,dove erano morti 40.000 russi,ma che anzi avremmo dovuto disinfettarle.Pioveva,faceva freddo e passammo tutta la notte un pò in piedi un pò in ginocchio,immaginate come eravamo ridotti.Al mattino ci radunarono e ad ogni 15 persone buttavano una fila di pane,circa 100gr a testa.Qualche giorno dopo l’interprete ci disse che 100 persone si dovevano fare avanti per andare a lavorare,ci misero la scritta IM (internato militare) dietro la schiena e sopra la caviglia.Poi ci condussero in un campo di lavoro,era organizzato come un campo di prigionia,con reticolati,ma non c’erano ne sentinelle ne caritte sopraelevate.Un soldato armato ci guardava.Al mattino un camion ci portava nella caserme,accompagnati da un civile armato con la scritta al braccio “Polizia Militare”;ci lasciava 20 per caserma e 20 nel poligono,dove trovavamo un altro capo civile che badava a quello che facevamo.Non era solo quello il nostro lavoro,durante i bombardamenti i civili rimanevano bloccati nelle loro cantine,noi dovevamo scavare per trovarli in vita.Quando attraversavamo la città non potevamo passare sui marciapiedi,i tedeschi ci sputavano e ci chiamavano traditori,nominado Badoglio.Tornati al campo la sera ci perquisivano e ci toglievano tutto,anche le poche patate che avevamo in tasca.Il giorno di Natale ci radunarono e un tedesco ci disse che non avremmo mangiato,come nelle altre feste dell’anno,un modo di ricordarci che li avevamo traditi.Quando arrivarono gli alleati i soldati tedeschi ci misero in mezzo al fronte:erano avanti a noi e si ritirarono,mentre dietro di noi giungevano gli inglesi.Fu la fine dell’angoscia e del terrore,dopo un breve scontro a fuoco,se ricordo bene.Nel settembre del 45 finalmente tornai a casa.Mi scuso con voi che leggete questo manoscritto,ma sono un 87enne con la sola licenza elementare.
    Alberto Mastrilli,6-6-1914

    Spero lo apprezziate,certe cose non vanno dimenticate,sono fiero di portare il nome di mio nonno e di poter condividere le sue esperienze,anche ora che non c’è più.

    • Marco says:

      Commovente e chiara testimonianza!
      Grazie per averla condivisione.
      Anche mio padre fu “ospite” di quel campo e tornò a casa, a Messina, transitando per il Centro di smistamento di Verona più o meno in quel periodo. Poco o nula sono riuscito a ricostruire del periodo dell’internamento, perchè poco o nulla raccontò…. Ho ritrovato il suo “libretto” di prigioniero e alcune foto fatte in occasione di una cresima nel periodo natalizio. L’officiante fu un Salesiano Don Pasa…. Sto ricercando notizie di un suo amico e compagno di prigionia, siciliano Medico chirurgo, che, pochi anni dopo il rientro, operò in casa (!) mio cugino…. di cognome LINO….

    • Alida Ruggiero says:

      Alida risponde:
      Io sono figlia, 73 anni, di un ufficiale del campo di Wietzendorf a cui per tanti anni , fino al 1989, il papà, grande eroe, ha raccontato tanto, scrivendo anche un libro “Ricordi di prigionia”, dedicato solo a me e alla sorellina nata successivamente. Ancora oggi in casa si parla di LUI con i miei figli ed i miei nipotini perché non dimentichino e perché vadano sempre orgogliosi di lui.
      Anche per noi bambini di allora non fu facile il rientro di questi grandi uomini perché loro, nella nostra mente di bambini di solo due anni, distoglievano l’attenzione delle nostre mamme nei nostri confronti. Mamma era l’unica cosa mia fino a quel momento ma io ovviamente non capivo a due anni cosa provava avendo il suo sposo in prigionia, senza ricevere sue notizie. Conservo ancora una cartolina scritta a matita in occasione del mio secondo compleanno :” auguri non te ne faccio, perché non sono auguri quelli provenienti da un campo di ferro spinato ma farò per te la Comunione. Salutami la mamma!”

      • Giacomo Vallozza says:

        Mi perdoni ma non riesco a trovare sulla rete il diario di suo padre. Mi potrebbe dire editore e anno di pubblicazione?

        Grazie Giacomo Vallozza

  34. andrea iannamorelli says:

    cerco notizie di mio suocero, Giovanni De Angelis (1921) all’epoca sottufficiale con il 361° Battaglione Costiero, catturato in Scutari (Albania) il 15 settembre 1943 e deportato in Germania a Wietzendorf (Oflag 83, matricola 6478), dopo un transito per Beniaminovo, liberato il 22 febbraio 1945, rimpatriato a metà settembre, ’45

  35. daniela gualeni says:

    Bellissimi tutti i messaggi , sono la figlia del caporale maggiore gualeni dario di genova 15 07 1915 divisione lupi di toscana , fronte greco albanese, e poi francia non hanno voluto aderire alla repubblica di salo’e mi racconto un bel aneddoto della divisione, mentre scappavano

  36. daniela gualeni says:

    Vennero presi si scavarono la fossa, ma un ufficiale tedesco visto la loro caparbietà li, per modo di diri, risparmio’, spedendoli su carri bestiame in campi concentramento, in normandia, per costruire fortificazioni, papà ando’a san nazer, e i piacerebbe sapere se c’è un ricordo, dopo più di tre anni ci fu lo sbarco, tenete presente che aiutarono i makis francesi, tornato a casa non visse molto, malato le diedero una medalia alla deportazione e stop, io cerco di non far dimenticare il valore ddi nostri l u p i

  37. Luca Zenari says:

    Buongiorno, mio nonno Zenari Liberale classe 1921 matricola 83691 è stato catturato a Spalato il settembre del 43 e portato in un campo di lavoro forzato a Ohlings Solingen vicino a Dusseldorf. Faceva parte della 24^ compagnia presidiaria.Se qualcuno ha delle foto o documenti a riguardo ringrazio anticipatamente.
    Luca

    • luisa says:

      Ciao, anche mio nonno Curati Pietro fu deportato nel campo di concentramento di solingen. Mio zio ha un documento a riguardo. Purtroppo non so altro.

  38. Paola Achilli says:

    Buonasera,
    da un mese circa è volato al cielo mio zio, fratello di mia madre, Marcello Baldassarini classe 1923.
    Dai suoi scritti finalmente ho saputo il luogo della sua prigionia, Wietzendorf, ma nella sua vita non mai ha voluto ricordare, né parlare, dei suoi 2 anni di campo di concentramento.
    Anche lui descrive queste cose che leggo da voi; pressioni psicologiche, torture, punizioni….ma anche lui rifiutò di “passare dall’altra parte” e lo scrive con orgoglio, a costo della sua vita….
    Mio zio poi ritornò a Roma, sua città natale e così amata tanto da dedicare la sua vita allo studio della sua storia e delle sue tradizioni.
    Ciao Zio Marcello, in 91 anni ne hai viste di cose….. e hai continuato ad amare fortemente la bellezza della Vita….

  39. maurizio gugliotta says:

    Mio nonno Carabiniere Cono Gugliotta del 1907 fu preso prigioniero a Jannina in Grecia e fu deportato in Germania nel campo di Dahau,
    fortunatamente è tornato dai suoi amati cari dopo diversi giorni di quarantena ed è morto nel 1979 .
    Chiunque abbia notizie 348 8019357

  40. mattola lucio says:

    mi chiamo lucio mattola e cerco mio fratello carlo mattola che non vedo da trenta anni quello che io so di lui e che vive a roma nelle zone della stazione adesso mi rivolgo sul sito web per avere sue notizie e riuscire a trovarlo .Carlo se hai un sito web e leggi questo messaggio per favore rispondi grazie tuo fratello LUCIO.

  41. Angela Andrei says:

    Buongiorno a tutti, oggi oltre al mio onomastico è la giornata della memoria. Ricordo mio padre ANDREI LUIGI nato a Berceto (Parma) il 13/01/1918 e deceduto a San Donato Milanese il 13/10/1989.
    Io non ho purtroppo molti ricordi della prigionia di mio papà.
    egli era carabiniere parlava di Boves e Borgo San Dalmazzo,
    poi è stato mandato in Grecia e qui parlava di Joannina o Giannina.
    Fu catturato dopo l’8 settembre e deportato in Germania, dopo un viaggio di 8 giorni in carro bestiame giunse a Wietzendorf e li
    mandato a lavorare per ricostruire la ferrovia a Brema.
    ho chiesto anche a Bologna al comando dei Carabinieri da cui dipendeva ma del periodo 8 settembre 1943 -25 aprile 1945
    nel foglio matricolare non si dice nulla,
    mio padre è tornato dopo 18 mesi dalla prigionia con la tubercolosi e la cirrosi epatica che hanno segnato per sempre la sua vita, a causa dei quali venne esonerato dalla vita militare.
    Chiunque avesse notizie e anche un vago ricordo di lui mi farebbe
    il regalo più bello della mia vita. Grazie!!!!

  42. Carlo Cataldi says:

    Mio padre Giulio Cataldi, carabiniere classe 1916, abruzzese, è stato deportato dall’Albania.
    Non ha mai parlato molto della sua prigionia. I soli riferimenti sono stati: campo di concentramento di Linz, ” sentivamo spesso musica” ho sofferto tanto la fame. Esistono elenchi d nomi di carabinieri deportati e i relativi campi?

  43. Simona says:

    Salve, sono impegnata nella trascrizione e nella cura editoriale del Diario di prigionia, redatto negli anni dal 1943 al 1945, da Luigi Bernard, Internato Militare Italiano matricola 150618. Luigi Bernard, comandante del I Battaglione mobilitato della Guardia di Finanza operante a Corfù, fu catturato dai tedeschi all’epoca dell’eccidio di Cefalonia e successivamente trasferito nei nel lager nazisti di Deblin-Irena, Kaisersteinbruch, Sandbostel (Stalag XB, dall’ottobre 1944), Wietzendorf (da febbraio 1945), Bergen-Belsen (fine aprile – 1° maggio 1945), per poi iniziare, nell’agosto 1945, il viaggio di ritorno verso l’Italia, verso Caserta. Venne quindi Promosso Generale nel 1965, insignito di due croci al merito di guerra, delle medaglie commemorative per le campagne della guerra 1940-1943 e della guerra di liberazione 1944-1945, della medaglia d’oro al merito di lungo comando. Purtroppo il diario è in tanti punti mutilo o illeggibile. Prego chiunque abbia conosciuto il Generale Bernard o conservi ancora qualunque tipo di documento che riguardi anche lui negli anni di prigionia, di mettersi in contatto con me. Grazie

    • Claudio Cultrona says:

      Gentile Simona,
      Luigi Bernard conobbe certamente mio nonno, il Capitano della Regia Guardia di Finanza Francesco Cultrona. I due vissero insieme i tragici giorni del settembre 1943 a Corfù. Se vuole parlare mi contatti alla mail claudio.cultrona@gmail.com.

  44. francesco paolo orlando says:

    Desidero avere notizie, foto ed altro, ove possibile sul generale Antonino Cascino (medaglia d’oro prima guerra mondiale)
    Grazie.

  45. Maria Grazia says:

    Desidero tanto trovare notizie di mio nonno Pietro Zucchini nato a Bologna il 4 Marzo 1898- Ragazzo del 99 .come fante I Guerra Mondiale poi corso ufficiali ed è entrato in aviazione come ufficiale poi chiamato x la II Guerra -Capagna di Grecia come ufficiale Bersagliere. prigioniero ha affrontato giorni e giorni su un vagone bestiame sperando di essere riportato in Italia Mi raccontava che a turno spiavano il panorama da una piccola fessura .Quando si sono resi conto che il treno non svoltava verso l’Italia era calato un silenzio tombale per ore e ore e poi pianti sommessi.Io domandavo : ma perchè non sei andato con i partigiani?Mi ha risposto ” Ero ufficiale dovevo dare l’esempio, tanti erano sconfortati e anch’io non ce la facevo più a vedere certe cose ma ero un ufficiale Italiano.” Mi parlava della prigionia a Cestocowa Polonia,dietro il santuario presso l’armeria. la fame era tremenda ,quando uscivano erano tutti chinati per cercare formiche e scavavano sperando in un verme. non c’era più erba.Per fortuna il prete del santuario aveva ottenuto il permesso di far assistere alla messa la domenica e in quella occasione le donne cercavano di passare qualche pezzo di pane .è tornato che pesava 45 kg x 182 H- molto malato . Si è ripreso bene e ha lavorato tanto, un architetto che ha progettato piano regolatore ,funivia, ospedale, chiese ma mai mai parlava o voleva vedere la guerra.
    Chiedo il vostro aiuto per ricostruire e raccogliere informazioni soprattutto mi piacerebbe tanto risalire a una lettera o scritto di suo pugno.
    Grazie

  46. venturi says:

    bonjour
    je recherche sur mon père ,qui est né a riola (près de vergato , BOLOGNA ) en 1920 .
    son régiment et ses lieux d’emprisonnement il a été dans un camp et a travaillé dans une ferme
    il fut prisonnier par les allemands et libéré par les américains ( je pense ).
    avec les américains, il est venu en FRANCE dans le nord ( plus exactement près de la ville de MAUBEUGE) ainsi que d’autres prisonniers italiens
    merci

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